Tra Arte e UX

Marzo 23, 2021 , , ,

L'universale

Negli ultimi mesi ho messo in discussione la convinzione che per anni ha accompagnato la mia ricerca nell’ambito visivo, arrivando a capire che il soggetto di essa è sempre stato l’utente, e non me stessa.

Durante la mia formazione artistica (ho frequentato una Accademia di Belle Arti) ero così impegnata nel costruire una percezione personale del mondo da dimenticare uno degli assunti più importanti: l’arte è universale. Non vorrei essere fraintesa: fin da subito avevo capito che “arte” non vuol dire, banalmente, “dipingere le proprie emozioni” (come spesso si pensa), ma significa assorbire dall’esterno e interiorizzare spunti, curiosità, informazioni, parole, immagini, atmosfere,… insomma, tutto ciò che compone la vita. Dopo questa fase di sedimentazione e digestione, si passa alla fase di creazione. Come un autore che scrive il proprio libro secondo la forma lessicale più adatta (saggio, romanzo, poesia), l’artista deve scegliere la forma artistica tra una vasta gamma di strumenti: disegno, pittura, fotografia, video, scrittura, net art… Sono orgogliosa di avere sperimentato, anche se in misure diverse, tutti gli strumenti.

Eppure il collegamento tra me e “l’universale” non era ancora emerso.

Il tutto

Il mio approdo alla grafica è avvenuto dopo l’accademia: non avendo intenzione di proseguire con gli studi e volendo imparare il lavoro “sul campo”, ho iniziato un tirocinio presso lo studio di mio padre, grafico pubblicitario. Fin da subito, la propensione verso il web design è stata forte e dato il mio spirito onnivoro e curioso, ho iniziato a studiare.

Con il tempo, e con alle spalle un paio di posti di lavoro diversi, mi si è aperto il mondo del User Experience Design. Di cosa si tratta?

A tutti gli effetti, si sta parlando di design, ovvero di “progettare” qualcosa. Il web designer ad esempio si concentra sulla progettazione di interfacce web, con le loro regole e le conoscenze necessarie (un web designer deve avere non solo competenze grafiche, ma anche tecnologiche, dalla programmazione classica alla gestione di hosting), il graphic designer si occupa della progettazione di materiali visivi, da loghi a packaging, da adv a manifesti, da film (ebbene sì, guardate qui: https://www.annieatkins.com/) a siti web (e certo, anche il web è fatto di tipografia e immagini).

L’User Experience designer, o UX designer, si occupa della progettazione dell’esperienza dell’utente mentre fruisce qualcosa. Nel mio ambito, si tratta della fruizione di un sito web, di una applicazione o di un e-commerce, ma si potrebbe estendere anche a un contesto (una banca, un negozio) o un servizio. Tutto ciò che può essere valutabile mediante il famoso “questionario di gradimento” ha a che fare con l’esperienza dell’utente e l’obiettivo dell’UX design è quello di ottenere un bel 10 in pagella.

La domanda obbligatoria a cui si deve dare una risposta in un articolo dedicato all’esperienza dell’utente è: cosa è l’esperienza? Marc Hassenzahl definisce:

Experience is the stream of feelings and thoughts we have while being conscious.

L’esperienza di ognuno di noi si compone quindi di pensieri e sentimenti, che sono anche le caratteristiche che ci rendono umani. Progettare l’esperienza dell’utente significa progettare avendo in mente l’uomo. Non per nulla, il UX design rientra nella progettazione definita “human centered”, ovvero con l’uomo al centro. Nonostante la definizione ci ricordi il concetto rinascimentale dell’uomo al centro dell’universo, la differenza sta nell’oggetto della ricerca: non più l’uomo singolo e sovrano, ma l’uomo inserito all’interno di un contesto ricco di stimoli e di relazioni.

Don Norman dice, in una famosa citazione:

UX is everything

Come dargli torto. Ogni cosa che facciamo alimenta in noi pensieri e emozioni, ma solo negli ultimi anni i designer hanno pensato di dedicare del tempo allo studio dell’esperienza. Come mai? Il periodo storico che stiamo vivendo ha visto in breve tempo la tecnologia allontanarsi dall’essere macchina/hardware maneggiabile da poche persone per divenire tutt’uno con la nostra vita quotidiana. Oggi più che mai c’è quindi bisogno di servizi che prima anticipino le esigenze e poi lascino un buon ricordo.

Io?

La frase di Norman ci riporta all’affermazione “l’arte è universale”’? Circa. Non posso dire che il concetto di “tutto” sia uguale al concetto di “universale”, ma c’è un fondo simile.

Quello che sto cercando di dire è che finalmente ho dato un senso al mio percorso di professionista e persona: io voglio restituire al mondo (composto dalle piccole “molecole” chiamate “utenti”) ciò che è del mondo (le informazioni che quotidianamente assimilo dalle persone, dal web, dai giornali,…dalla vita) in una forma diversa (ricerca UX, prodotto di design o artistico) e con una funzione diversa (rendere più semplice e fruibile una esperienza o alterare l’esperienza di un determinato contesto).

Per me UX design e arte si incontrano proprio nell’esperienza dell’utente. Chiaramente gli scopi sono differenti: il UX design vuole progettare l’esperienza, mentre l’arte ci gioca, la distorce o addirittura la annulla per renderne ancora più evidente la mancanza.

Cito due miei progetti, uno artistico e uno di UX design, che riflettono quanto detto.

Il primo è un’opera video-installazione intitolata Vestreno, 8/1/16 che riflette sul rapporto tra guerra e paesaggio. Ho ripreso con la camera le forme di luce sulle pareti di una postazione per mitragliatrici e fucilieri all’interno di una trincea e poi ho proiettato questi tagli luminosi a grandezza naturale sulle pareti di un ambiente buio e chiuso. Quando lo spettatore vi entrava, faceva esperienza dell’evento naturale a cui avevo assistito, ma il fatto che queste luci non fossero più contestualizzate nella trincea creava un cortocircuito con la provenienza delle immagini.

Il secondo è un progetto a cui sto lavorando con il team di VM Group sagl e ha come obiettivo la progettazione di un sito web per un’azienda produttrice di piscine di alto livello. Per definirne i contenuti principali e la struttura, dovevo innanzitutto capire che tipo di uso ne fanno gli utenti finali e con quale scopo mediante alcune interviste a persone reali. Queste ultime, raccontandomi le loro abitudini e necessità, mi hanno guidato nel progettare l’esperienza migliore dell’utente. Le interviste mi hanno permesso di creare le User Personas della “Designer Pratica” e dell’ “Imprenditrice determinata” e le relative User Stories che definiscono gli obiettivi e le azioni che ne permettono il raggiungimento.

UX - User Personas
UX - User Personas
UX - User stories
UX - User stories

Conclusione

La parola chiave, sia nel fare fare arte che nel fare design è: empatia. Empatia vuol dire riuscire a percepire dentro di sé lo stato d’animo di un’altra persona. Una persona una volta mi ha detto che “bisogna essere altruisti per fare arte”. Io sono d’accordo, e direi lo stesso per il design. Voi cosa ne pensate?

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